Al Ciao Rino Club di Perugia, Tributo a Lucio Battisti
Il concerto, che eseguiranno, la stupenda voce di Antonella Faltieri e la magistrale chitarra del maestro Mirko Bonucci, ci porterà in un viaggio musicale tra le più belle canzoni di Battisti, tra i più grandi e influenti musicisti italiani.
CHI ERA LUCIO BATTISTI?
Nato nel 1943 a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, Battisti ha impresso una svolta decisiva al pop-rock italiano: da un punto di vista strettamente musicale, infatti, ha personalizzato e innovato in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica.
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Grazie ai testi scritti da Mogol, ha rilanciato temi ritenuti esauriti o difficilmente rinnovabili, quali il coinvolgimento sentimentale e i piccoli avvenimenti della vita quotidiana e ha saputo esplorare anche argomenti del tutto nuovi e inusuali, a volte controversi, spingendosi fino al limite della sperimentazione pura nel successivo periodo di collaborazione con Pasquale Panella con cui scriverà dischi fino al 1994, quando già il suo isolamento dai media era diventato pressoché totale.
L'esordio musicale dell'artista reatino è con il gruppo 'I Campioni', come chitarrista. Poi, nel '65, inizia a collaborare con Mogol, assieme al quale si affermerà nell''Olimpo' della canzone d'autore italiana. E il successo non tarda ad arrivare, con brani affidati a diversi interpreti, come 'I Ribelli' ('Per una lira', 1966), l''Equipe 84' ('29 settembre', 1967), i 'Dik Dik' ('Il vento', 1968). Nel '67, poi, Battisti esordisce come cantante e, in breve, raggiunge ottimi riscontri di vendita con 'Balla Linda' e 'Io vivrò (senza te)', entrambi del '68.
L'esordio musicale dell'artista reatino è con il gruppo 'I Campioni', come chitarrista. Poi, nel '65, inizia a collaborare con Mogol, assieme al quale si affermerà nell''Olimpo' della canzone d'autore italiana. E il successo non tarda ad arrivare, con brani affidati a diversi interpreti, come 'I Ribelli' ('Per una lira', 1966), l''Equipe 84' ('29 settembre', 1967), i 'Dik Dik' ('Il vento', 1968). Nel '67, poi, Battisti esordisce come cantante e, in breve, raggiunge ottimi riscontri di vendita con 'Balla Linda' e 'Io vivrò (senza te)', entrambi del '68.
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I titoli di alcune delle canzoni più famose: 'Mi ritorni in mente' e 'Non è Francesca' (1969), 'Acqua azzurra, acqua chiara' e 'Fiori rosa, fiori di pesco' (vincitrici del Festivalbar, rispettivamente, nel '69 e nel '70), 'E penso a te' ed 'Emozioni' (1970), 'Pensieri e parole' e 'La canzone del sole' (1971), 'I giardini di marzo' e 'Il mio canto libero' (1972).
Fin dalle prime prove, i versi scritti da Mogol sembrano adattarsi perfettamente alle melodie di Battisti, che interpreta anche in modo personalissimo le sue canzoni. Accusato a volte di essere un 'non-cantante' dai ridotti mezzi vocali, risulta invece il miglior interprete di se stesso, esibendo una vocalità ''normale'', quotidiana e proprio perciò espressiva. E molti sono i cantanti che si cimentano con le sue canzoni, diventate in breve dei veri e propri classici. Primi tra tutti, Mina.
Sull'onda del successo degli anni '70, vengono pubblicati uno dopo l'altro diversi album firmati dalla ditta 'Mogol-Battisti': come 'Il nostro caro angelo' (1973) e 'Anima latina' (1974), ma è verso la fine di questo decennio che il fortunato sodalizio, fra incomprensioni e recriminazioni (con una querelle che dopo 20 anni non si è ancora risolta), si interrompe.
L'ultimo atto è 'Una giornata uggiosa' (1980). Battisti cambia strada. Innanzitutto, asseconda la sua naturale ritrosia, sottraendosi per sempre a fotografi e telecamere e ritirandosi dalla vita pubblica ("Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L'artista non esiste. Esiste la sua arte", diceva nella sua intervista del 1979).
Da quel momento modifica progressivamente anche la sua produzione artistica: dapprima, si affida per i testi a sua moglie Grazia Letizia Veronesi ('E già', 1982), poi a Pasquale Panella ('Don Giovanni', 1986; 'L'apparenza', 1988; 'La sposa occidentale', 1990; 'Hegel', 1994). Con Panella, Battisti intraprende una fase creativa diversa da quella che lo aveva reso famoso: si allontana dalla concezione di 'canzone', fatta di melodie dallo sviluppo lineare e memorizzabile, per intraprendere un terreno più arduo, nel quale versi ermetici dettano alla musica andamenti frammentati.