LEONARDO VITALE : il PRIMO PENTITO DI MAFIA (ante/buscetta)


"Io...penso che la mafia si può battere...che lo stato sia più forte della mafia...NON si può mettere la mafia contro lo stato!"

  telegiornale dell'epoca

Queste parole sono state pronunciate da Leonardo Vitale, il primo vero pentito di mafia in un'intervista televisiva rilasciata alla fine del 1983. Appena un anno prima del suo omicidio.Qualche anno piu' tardi, sotto intercettazione telefonica proprio Totò Riina dichiara: "Se non avessimo avuto dalla nostra parte quei politici, lo Stato ci avrebbe schiacciato come dei vermi".

l'Uomo di vetro

film ispirato alla vita di Vitale


Leonardo Vitale, definito da molti il "Valachi di Altarello", era nato a Palermo nel 1941. All'età di 17 anni suo zio, Titta Vitale, decise di farlo diventare un uomo d'onore di cosa nostra e per vedere se era capace di uccidere, gli consegnò una pistola e gli disse di uccidere un cavallo. Vitale eseguì ed entrò quindi nell'organizzazione mafiosa.

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 All'inizio degli anni 70, precisamente il 29 marzo 1973, dopo aver avuto una forte crisi mistica, decise di pentirsi...e si recò alla polizia per confessare tutto all'allora dirigente Bruno Contrada. Dalle sue confessioni uscirono fuori nomi come Calò , Ciancimino e persino Riina, all'epoca non molto conosciuto.Sei giorni dopo fu resa nota la sua collaborazione.

Bruno Contrada , Poliziotto da tutti i pentiti affidabili definito "Combinato con Cosanostra"

 Le cose però non andarono bene...ancora non erano maturi i tempi...e nonostante furono organizzati dei processi tra il 1977 e il 1979 a diverse persone che lui aveva accusato...finì che Vitale, che pur era stato definito attendibile, fu indicato come semi infermo di mente. 
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Negli anni compresi tra il 1973 e il 1984 fu spedito prima al manicomio criminale di Barcellona pozzo di Gotto (ove viene sottoposto a varie elettroshock e tentativi di lobotomia), in seguito fu confinato a Gratteri (semi distrutto da quel che gli hanno fatto durante i terribili anni a Barcellona) e infine fu trasferito per ragioni di sicurezza, alla fine del 1982, a Reggio Emilia.

 Dopo essere stato dimesso dal manicomio nel 1984, Vitale venne ucciso una domenica mattina con due colpi di lupara alla testa sparati da un uomo non identificato che lo raggiunse all'uscita dalla chiesa dei Cappuccini di Palermo mentre era in compagnia della madre

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