Trattare con la mafia? Gli Usa lo fecero per vincere la guerra | Mafia & Stato | CiaoRinoTV4
Trentanove giorni: tanti ce ne sono voluti agli Alleati per conquistare la Sicilia. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 gli americani di George S. Patton sbarcano a Gela e i britannici di Bernard L. Montgomery a Pachino. Il 17 agosto le truppe di Patton entrano a Messina; l’isola è presa.
Al di là delle operazioni militari, della scarsa resistenza opposta dagli italiani contrapposta alla furiosa reazione tedesca, degli eccidi perpetrati dai tedeschi e dagli americani, resta sempre sospesa l’eterna domanda: qual è stato il ruolo della mafia nell’agevolare lo sbarco e l’avanzata? Domanda a cui, è bene dirlo subito, risulta difficile rispondere in termini precisi: non c’è mai stato da parte degli americani alcun interesse a svelare la reale entità dell’apporto mafioso, anzi si è cercato piuttosto di minimizzarlo. Ma in termini abbastanza grossolani si può rispondere che la mafia ha giocato un ruolo abbastanza marginale nelle operazioni militari, mentre si è decisamente impadronita delle amministrazioni civili che i militari si sono lasciati alle spalle.Per capire come siano andate le cose bisogna fare un salto all’indietro, a quel 1941-’42 in cui gli U-Boot tedeschi fanno strage dei convogli anglo-americani che portano rifornimenti in Europa, e in cui la pur formidabile macchina produttiva americana non riesce a rimpiazzare le navi affondate in Atlantico. L’episodio che più insospettisce avviene il 9 febbraio 1942 quando l’ex transatlantico Normandie, convertito in unità da trasporto truppe, prende misteriosamente fuoco e si capovolge alle foci dell’Hudson: si pensa a un sabotaggio e si sospettano di spionaggio gli italo-americani di New York (in realtà una commissione d’inchiesta stabilirà che si era trattato di un incidente).La marina degli Stati Uniti decide di entrare in contatto con la mafia che, notoriamente, controlla i docks del porto.Due boss, Joseph “Socks” Lanza e Meyer “Little Man” Lansky vanno segretamente a incontrare in carcere Charles “Lucky” Luciano. Il terreno è assolutamente favorevole a un compromesso: i mafiosi, per quanto le autorità statunitensi non se ne rendano conto, sono animati da patriottismo e inoltre gli americani hanno simpatizzato con i loro confratelli siciliani messi in carcere da Mussolini. Lansky, gangster newyorkese, è uno dei pochi non italiani, ma è ebreo, e quindi odia Hitler per le persecuzioni antiebraiche in Europa. Nessuna sorpresa, quindi, quando Luciano dichiara che il porto di New York sarebbe stato completamente dalla parte degli Alleati. E nessuna sorpresa, nemmeno, che le autorità americane non si pongano problemi morali: l’imperativo numero uno è vincere la guerra.
Ancora una volta non si sa come siano andate esattamente le cose. Si dice che un agente americano abbia consegnato un fazzoletto di Lucky Luciano a Calogero Vizzini, il capo della mafia siciliana, e che l’Oss – l’antenato della Cia – abbia liberato i mafiosi messi in carcere da Mussolini. Ma in concreto è sicuro che l’apporto dato dall’Oss in Sicilia sia stato una delusione. «La questione del contributo della mafia americana alla liberazione della Sicilia è resa oscura da ambiguità e contraddizioni», scrive Carlo W. D’Este, ex colonnello dell’esercito Usa, nel suo 1943. Lo sbarco in Sicilia, pubblicato nel 1990 da Mondadori.
Sappiamo bene, invece, quel che accade dopo: la mafia, a lungo inattiva, viene rimessa in funzione. L’amministrazione provvisoria degli Alleati (Amgot) per funzionare ha bisogno di appoggi locali: quando i soldati se ne vanno, i funzionari civili si trovano di fronte a un enorme vuoto che viene subito riempito dagli uomini della mafia. Buona parte degli antifascisti nominati sindaci e prefetti sono in realtà uomini di Cosa Nostra.
L’ex capo della mafia di New York, Vito Genovese, compare a Nola, vicino Napoli, come interprete dei servizi d’informazione dell’esercito statunitense. Era rientrato in Italia nel 1937 per evitare di essere processato a New York per assassinio ed era riuscito a entrare nelle grazie di Mussolini. Ora si ricicla alla grande: fa arrestare alcuni borsari neri legati a Vizzini, con grande soddisfazione degli americani. Soddisfazione che però scompare non appena si rendono contro che, in realtà, li ha sostituiti con uomini suoi.
Nel febbraio 1946 Lucky Luciano viene rilasciato sulla parola ed estradato in Italia dallo stesso uomo che l’aveva messo in prigione: Thomas E. Dewey, che da giudice nel frattempo è diventato governatore dello stato di New York. Luciano muore in Italia nel 1962, come famoso boss mafioso senza ormai più potere. Forse.
Sono stato querelato da Giorgia Meloni per una vecchia puntata di Contiene Parolacce del 2021. A quanto pare, pronunciare parole di una gravità inaudita quali “puzzona”, “peracottara” o “caccolosa” ti fa finire in tribunale. Possiamo dedurne quindi che Giorgia Meloni è una persona fragile e delicata, e non l’urlatrice rabbiosa e aggressiva che pensavamo, quella è solo una facciata: la vera Giorgia Meloni è stata ferita nei suoi sentimenti da paroline che non offendono più nessuno manco in terza elementare, e ci è rimasta così male che mi ha trascinato in tribunale e mi ha chiesto un risarcimento di 20mila euro. Chiedo scusa a tutti gli italiani, perché se mai la Meloni avesse fatto qualcosa di brutto durante il suo governo, è colpa mia che l’ho traumatizzata. È uno scandalo che riguarda tutti, perché se “puzzona” diventa querelabile, non le si può più dire nulla, perché qualsiasi critica è più grave di “puzzona”. Un capo di governo che se la prende con un artista indipendente, per una scemenza del genere poi, fa una mossa vigliacca, perché è molto comodo schiacciare un pesce piccolo con la pressione di un processo, che costa parecchi soldi e mette parecchia ansia, sperando di crearsi facilmente un precedente per attaccare il DIRITTO DI SATIRA GARANTITO DALLA COSTITUZIONE. E guardate che il diritto di satira non è solo mio, è soprattutto il VOSTRO DIRITTO, Perché la censura non serve a togliere agli artisti la libertà di esprimersi, serve a togliere ai cittadini la libertà di ascoltare gli artisti! Mi difendo in tribunale e intanto continuo a fare il mio lavoro, perché “non sono ricattabile e non mi faccio intimidire” (cit), ci vediamo a teatro, finché non vorranno toglierci anche quello.
ABBIAMO META' DELLE PALE SULLA TERRA, FERME O SCOLLEGATE ALLA RETE E PARLAMENTARI LADRI PER PSERPERARE DENARO PUBBLICO O FORSE SERVIRE I CORRUTTORI DEI LORO PARTITI DECIDONO DI PIAZZARNE ALTRE INUTILI MIGLIAIAI NEI MARI: VANNO FERMATI PRIMA CHE LO SCEMPIO SIA ULTIMATO
ULTIMO LADRO NEI PARLAMENTI DI TUTTO IL MONDO
LA RUBRICA DE LO STRILLONE DEL CIAORINO!CLUB
L'Intervento del Presidente del CiaoRino alla trasmissione di Radio24 la Zanzara