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Il foro di perforazione nell’antico Egitto, stimato risalire a oltre 4.500 anni fa, è scolpito con estrema precisione nel granito, una pietra notoriamente dura e difficile da lavorare. Si trova nelle vicinanze di Giza e rappresenta un’enigma archeologico, poiché la sua perfetta rotondità e levigatezza suggeriscono l’uso di strumenti avanzati e tecniche di perforazione sofisticate, che sembrano essere al di là delle possibilità tecnologiche conosciute per quel periodo.
L’esattezza del foro ha portato molti ricercatori e storici a interrogarsi sui metodi utilizzati dagli antichi Egizi. Teoricamente, gli strumenti a disposizione all’epoca includevano trapani a mano con punte in rame o bronzo, che però non avrebbero potuto ottenere un simile livello di precisione su una pietra come il granito senza l’uso di materiali abrasivi molto duri, come la sabbia di quarzo. Alcuni studiosi hanno ipotizzato l’impiego di punte rivestite di pietre dure o addirittura l’uso di tecniche sconosciute, in quanto il rame, di per sé, sarebbe stato inefficace su un materiale così resistente. Questo foro in granito, e altre simili scoperte nell’area di Giza, continuano a sollevare domande sulla conoscenza degli antichi egizi in merito alla lavorazione della pietra e sui possibili strumenti di cui potevano disporre, considerando che questi livelli di precisione si osservano raramente anche con le tecnologie moderne.
BARBUTO COMANDANTE
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