Prima e dopo lo scavo e il restauro della Grande Ziggurat di Ur.
Risalente alla fine del III millennio a.C., fu ricostruita più volte nel corso della storia, mantenendo complessivamente una struttura basata su tre terrazze a gradoni collegate tra loro da gradinate e unite al terreno da un'ampia rampa d'accesso frontale. Fungeva da luogo sacro, da magazzino per le scorte alimentari e, forse, da osservatorio astronomico.
È stata dichiarata, nel 2016, Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, insieme ad altri luoghi rappresentativi della cultura sumera, nell'ambito delle Ahwar dell'Iraq meridionale.
Al termine del III millennio a.C., in un periodo di floridezza economica, il re Ur-Nammu, primo sovrano della Terza dinastia di Ur, eresse una ziggurat in onore di Nanna, dio della luna, sulle fondamenta di un edificio precedente. L'opera di costruzione fu poi proseguita e terminata dal figlio e successore, Shulgi.
Con il passare del tempo, gli agenti atmosferici, in particolare il vento, erosero le due piattaforme superiori, al punto che, nel VI secolo a.C., poco rimaneva dell'imponente struttura originaria. Allora Nabonide, ultimo re caldeo di Babilonia, fece ricostruire l'edificio rimodellandolo secondo un progetto differente: la costruzione non si articolava più su tre piani, ma su sette.
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