Mille Lire Barbetti , alias "Grande M" #TiRaccontoLaLira

 Stampato nelle officine di Via dei Serpenti, a Roma, il biglietto da 1000 lire Barbetti, chiamato anche “Grande M”, creato da Rinaldo Barbetti e stampato su carta prodotta a Fabriano con lastre incise da Ernesto Ballarini si ispira, nei decori delle cornici, alle grottesche di Pompei.

1000 lire Barbetti, chiamato anche “Grande M”

Ci sono luoghi del pensiero in cui spesso un collezionista o un cultore monetario veleggia con sospirata nostalgia, attingendo allo scrigno dei ricordi e all’ardore dell’immaginazione per interpretare, con spirito nuovo, tempi e luoghi ormai lontani, da cui trae origine la sua storia. In Italia, dove la sensibilità artistica e la vena poetica hanno acquisito uno statuto particolare, questa forma del pensiero assume una conformazione precisa: un itinerarium mentis, che dalla severità barocca di Barbetti approda alla postmodernità policromatica di Capranesi, evolvendo verso sentieri tecnologici sempre più attuali e affascinanti.

a Perugia dal 16 giugno al 22 giugno 2021

Stiamo parlando del biglietto più conosciuto e nominato nella storia della cartamoneta italiana, un topos del pensiero e dell’azione: il simbolo della cartamoneta per antonomasia incarnato per secoli dal biglietto da Mille Lire. Questo “personaggio”, dal carisma magnetico, ha assunto fattezze e colori diversi nel corso della sua lunga storia. Compie il suo esordio a Torino, nel 1746 come cartamoneta di Stato con rendita annuale, per poi prendersi una “pausa tecnica” di circa un quarto di secolo. Infatti, a causa della Rivoluzione Francese nonché dell’invasione napoleonica, i “biglietti delle Regie Finanze” di Torino subirono una forte perdita del potere di acquisto e cessarono il loro corso con la loro ultima emissione del primo settembre 1799.Il taglio da Mille Lire riappare sotto forma di biglietto di banca (recte banconota), a Firenze nel 1817, con funzione e struttura diversa. Ma siamo ancora agli esordi estetici del taglio e prima che esso potesse assumere la locuzione retorica di “lenzuolo”, esso ha avuto modo di profondersi nelle più svariate interpretazioni cromatiche e soggettive. Straordinaria sarà la scultura visiva del Mille Lire della Banca di Genova, nemmeno giunta a emissione; ambiziosa quella del Mille Lire della Banca dello Stato Pontificio, di una rarità eccelsa. 

Mille Lire della Banca Nazionale nel Regno “II tipo”

Una svolta assoluta sarà poi raggiunta dal Mille Lire della Banca Nazionale nel Regno “II tipo”, con una tessitura cromatica, una fusione di controcampi estetici e una organizzazione della profondità prospettica davvero unica, nella storia della cartamoneta.

retro mille lire Barbetti "Grande M"

Una curiosità da non passare sottotraccia è il Mille Lire “già Consorziale”, che in termini formali rappresenta un biglietto di Stato, il cui valore facciale, davvero altissimo per l’epoca, non è stato più replicato, restando confinate le successive emissioni di Stato, con i suoi modesti facciali, al rango di ancilla minor della circolazione bancaria. Ma questa è una questione di natura finanziaria su cui, considerato l’argomento, è buona pratica indulgere in questo racconto, per riservarlo ad altra più opportuna sede.Non potevano passare indifferenti le testimonianze del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, con esemplari di raffinata fattura e con un senso della composizione di particolare pregio estetico. Poi, quasi sommessamente, appare sulla scena il “Barbetti matrice”, su cui si sono consumati fiumi di inchiostro: detrattori e adulatori, collezionisti e banchieri, cultori e antiquari, tutti hanno profanato col volgo idioma il celebre biglietto dell’orafo senese, che avrebbe accompagnato la nostra storia per oltre mezzo secolo. Servito in tutte le salse, dalla “testina” alla “medusa”, dalla matrice alla cornice, dal fondo cenere a un beige anticato, dalla carta pesante della prima emissione a quella sottile del “Grande M Fascio primo tipo”, è tutto un turbinio evolutivo… ma il difetto di base permane immutato e va risolto. Infatti, sia per l’incedere troppo ricorrente dei falsari, che lo hanno riprodotto senza troppa difficoltà, sia per il carattere ritenuto troppo “austero” del biglietto, esso viene reietto dal pubblico e ha gran gioco il Capranesi, accademico di San Luca, che fin dal 1930 incanta il mondo con un biglietto di notevole fattura, all’avanguardia nella tecnologia, di peso minore e di più evoluta consistenza. L’impronta francese della carta (in fibra di ramiè, ad essere precisi) unita a una fattura tutta italiana, realizzeranno un manufatto, conosciuto poi come Mille Lire “Regine del Mare”, talmente affascinate che sarà poi utilizzato come base per le successive emissioni dell’Africa Orientale Italiana (AOI), con un senso della sperimentazione cromatica davvero avanzato per l’epoca.

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